Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

scorso già fatto si sostituisce · al discorso che si fa, o deve fare, nel movimento reale. Al lettore viene presen­ tato esattamente ciò che è stato abituato a richiedere: il déj,a vu, non è avvenuto niente di nuovo. La meraviglia, l'angoscia è solo il pretesto per fare un discorso su un « disordine » che pare durare da sempre. Perché il nuovo avvenga - secondo l'editoriale dello stesso numero de << Il Giorno » - occorre l'intervento di un Deus ex machina. Ma chi? Un personaggio della scena che è il Personaggio Governo il quale potrà risolvere la rappresentazione solo che voglia assumere la sua parte. E le masse? Nell'evocazione-spettacolo le masse diventano pubblico chiamato ad « assistere ». La catarsi verrà: ba­ sta avere pazienza. Come in ogni catarsi non si tratta di trasformare la realtà ma di ricomporre e pacificare i propri sentimenti. Nella rappresentazione evocata da Bocca i giovani sono « figli dei nostri amici, compagni dì scuola dei nostri figli: stravolti, pallidi». Non faccia­ moci ingannare dalle tecniche della rappresentazione: questi giovani nel fondo del « Giorno », che invoca come deus ex machina il « Governo », sono tra il pubblico che è invitato a tramutare la rabbia in pazienza. Ma i profes­ sionisti della comunicazione borghese non vedono - o non. vogliono vedere - quello che resta fuori della rap­ presentazione: le ragioni di clçisse di questa passione, che rifiuta la catarsi perché non è la bestia da domare né da cavalcare, ma è rabbia dell'intelligenza. Nella scena del Capitàle, di cui la rappresentazione del « Giorno » è una didascalia, persiste quella rabbia che è contraddi­ zione in movimento.

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