Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

distinzione di poesia e non-poesia non è spaziale, o lo è solo per metafora» - nel congedo dal volume, che ha consentito di determinare il Montale «più auten­ tico» procedendo appunto «dalla sua prosa o attesa di rivelazione» (p. 33). Torneremo a interrogare i termini e i rapporti appena pronunciati . Ora l'accenno aJlla fenomenologia del critico non è fatto secondo la misura dell'opportunità senza una memoria dell'interpretazione della Bufera. Tra i «veri e propri elementi avanti lettera» degli Ossi di seppia, un mito, i morti («nella lirica di questo nome») «depositari del ritornante passato», e, più diffusamente, l'aridità, un mondo «cancellato, improbabile e senza avvenir ,e»: qui però non c'è il puro catalogo ddl'ari­ dità, come non c'è la tensione esclusiva delle Occasioni attorno al «nucleo momentaneo» del riscatto. Se la prima è portata all'estremo - e stravolta - da una violenza «esterna» («guerra, tirannia, emergenza, guerra ·fredda»), la 1 seconda, que1la tensione, non potrà più raccogliersi attorno a una forma del presepte: come è diventata impossibi1e l'indifferenza - una del,le «fron­ tiere fra io e non-io» - e la ferocia analitica del cata­ logo affonda nel «buio della strage», nella «crisi del­ l'esistere», così ,la salv,ezza, la «verità» delle Occasioni, per restare possibile, travalica nella forma del mito: l'assente s a ilvatrice, i morti. U«euristica» del segno e dell'indizio, nel tornare a questo livello, abolisce la «barriera fra vita e morte»: ,l'enorme / presenza dei morti «anima il mito che costituisce la più visibile novità della Bufera» (p. . 91). Ripetiamo l'interpretazione critica nella forma della denominazione: prosa è «inventario di non-essere», «ste­ rilità», «paesaggio trascendente», «natura pre-giudica­ ta», «non-sentimento», ·«cessata probabilità di senti­ mento»; poesia è «eccezione» alla sterilità, ·«istante di salute», «rivelazione», «messaggico» {chiaro o impene- 48

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