Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

vive:re», nei simboli un modo di ammettere e accer­ tare la prosa. Se l'inazione e l'indifferenza sono minacciate, da unà «tentazione» - quella «perpetua» del viaggio - o da un «pericolo esterno», il salvataggio è di «brieve sta­ gione»: «La vera salute (neH'ordine del concreto, e perciò della lirica) della poesia montaliana è, sempre fuori da questo mondo, p:resente e distrutto, nel sospetto d'un altro mondo, autentico e interno, o magari ' ante­ riore e 'passato '» (p. 19). Perciò nella prosa degli Ossi, ila priomessa o .la momentanea presenza della poesia è semp:re un sospetto, un «indizio di grazia», è l'invariabilità minacciata, «semp:re appunto in quanto minacciata», è la congettura di un «fantasma libera­ tore» - che per la rinuncia a qualsiasi mutamento, «oioè a qua 1 lsiasi 'futuro '», potrà «presentarsi, meta­ foricamente, come ricordo». Ma la «definizione» del fantasma si produrrà, «dopo gli Ossi»: qui, nel do­ minio della prosa, si , legge solo un'ammissione, in pa­ role e sguardi momentanei, appena un non negare quel­ l'aleatoria «prievisione o divinazione del passato». La poesia di Montale definirà dopo, nelrle Occasioni, la sua «rigorosa coerenza», a «fabbricare» la grazia. E sarà pur sempre un lavoro nel reale, nell'«interno» della prosa, non nelle baudelairiane forets de symboles, ad attingere l'illuminazione: avverrà all'incontro singolare con un oggetto, in alcune confuse parole, a un varco nel «reticolato del mondo fisico», al riitorno del passato (col suo oscuro possibile significato: da prevedere, ap­ punto, da divinare) in un aspetto della natura, in un essere, in una cosa, in immagini tipiche, «essenzial­ mente non irrelate», nelile impressioni che dicono an­ cora. Qui, negli Ossi, annoverati i sospetti e gli indizi, mantenuta l'ammissione, la poesia si consegnava come un segreto al lettore: solo per lui (In limine) l'«orto» era «reliquiario», il «frullo» non era un volo, «ma il 45

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