Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

genua istitutrice galles� -e da un prece,ttore che è un incrocio di Tarzan e di certi sinistri «esecutori» del Sade più coitale. L'oggettività in questo caso è talmente patente da non presentare fessure:. avviene esattamente quello che Arbasino registra ,e nie 'ii.te di più. Allora, si dirà, da cosa è data l'ambiguità di t·anta trasparenza? Ma dall'unico referente altro •rispetto al ilivello «unico» della narrazione: dal repertorio letterario più classico, nel1e situazioni più classiche: maneggiato ovviamente a fini parodistici. C'è tutta la famiglia veristica e parave­ ristica e neoveristico-proustiana che allinea i Lari giusti a•l momento giusto, Verga, Capuana, D'Annunzio, ,Piran­ deHo, De Roberto, Lampedusa, e poi Richardson e Wal­ pole e 1a Radcliffe e naturalmente Sade e Restif e tutti i libertini, e (aggiunge in sopracoperta Arbasino) altri invi-tati di ,schernitoria presenza come Raymond Roussel, Landolfi, K , arl Kraus, Propp: mentre al viavai pressoché infernale assiste quel maestro delila regìa «comica» e «burlesca» che si chiama Marcel Duchamp, montando e rimontando, non gettando via niente (chi ha detto, incauto, che -l'arte dello scrivere consiste non nell'ag­ giungere ma nel cavare?), costruendo futihtà con le inezie più futili: il tutto, compresso dentrn i binari rigidi di una «sceneggiatura» che più completa, anche in senso viscontiano, non potrebbe essere. E ,stav01lta, più felicemente che altrove, il manierismo gigantografico di Arbasino funziona a dovere: tutta questa paccoHigilia di cartapesta lo ,eccita, e ne risulta eccitato anche il lettore. Il divertimento (sulla linea di quell'entertainment auspicato dallo scrittore a suo tempo) è assicurato. La Tragedia, ancora una volta, resta malinconicamente in un angolo, fuori oampo. Ci si chiede: che non sia que­ sto, in fondo, il cruccio segreto di Arbasino? Che tutto quello strabocchevole produrre orgiastici monumentini di ready-mady non nasconda poi forse la nostalgia per 315

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