Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

refrartario ai sentimenti, è quella Gusto-Moda, dilatata naturalmente a tutti gli aspetti stravaganti�mondani o parodistico-drammatici (e melo) di! quelile che sono state, e non sono più, le Civiltà Culturali moderne: per Arba­ sino, con sublime «innocenza» e sublime impertinenza, malinconici eppure stimolanti Musei da praticare ancora, con disperato divertimento, in ogni diirezione: purché senza una direzione precisa. Sono anni e anni che Arbasino, per convinzione di poetica ,e istinto bioletterario, gioca il ruolo (anche un po' troppo .futilmente dannato) di Eterno Sfacciato: con insolenza e irrispettosità che tra il genere canaille e il genere falsochic propendono violentemente per il se­ oondo, con tutti i pedaggi che la preferenza comporta, ove assuma proporzioni di canone quasi inderogabile. Il fatto è, invero, che se per Borges ila biblioteca di Babele ha i connotati medusei del fantastico, per Arba­ sino Gda sempre autore iperrealista) ha i tratti della Volgarità svuotata di sé, ridotta a fraseggio mondano o a emblema di una Distinzione Rovesciata, di, impronta neopop o neocamp o neoneoneoliberty: comunque senhal di stile riservato a pochi. E qui il suo uso di classe è perfin troppo ovvio e scoperto per essere «demistifi­ cato»: da-1 momento che lo ·stesso scrittore si è perso­ nalmente preoccupato di! evitarcene ila fatica. prova non ultima, questa, deHa sua più vera «onestà», della sua «ammirevole» buonafede. Ricordiamo quante volte Ar­ basino ha insistito che oggi il narratore deve interessarsi non ai «gruppi sociali esclusi dal Potere» bensì ficcare lo sguardo «nel cuore stesso della dasse dirigente»? Vogliamo dargli atto -di questa sua plateale sincerità? Di questa sorta di sintesi apriori delle contraddizioni (che sul terreno ,delila -letteratura, adialetticamente trat­ tate ,restano adialetticamente irri , solte)? Ma di tanto poco non si preoccupa l'autore di Fratelli 306

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