Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975
di uno stato · « che forse non è mai esistito» la trova nel parlare di sé per un apparente scherzo ddla me moria che in realtà ,equivale a queltl'immensa distanza che rende di.fficiJe il ritrovamento del1e origini: « Ignoro ciò che ho fatto fino a cinque o sei anni». Non si tratta di qualcosa che sfugge al ri,oordo, ma di una effettiva non-conoscenza. Ma come nel Discours è necessario avere · una « nozione giusta» di quello stato « che forne non è mai esistito» per « ben giudicare dello stato presente», qui è necessario supplire alila carenza iniziale dioendo tutto di sé. Si dà quindi il paradosso che l'ignoranza delle origini $pinge a padar,e totalmente di sé, a mostra.rs:i neUa tota htà della propria natura: ugualmente che nel Discours, dove una · condizione deH'essere in sé indefinibile e igno rata è ritrovata sottraendola ai dati dell'esistenza, Rous seau muove ,alla ricerca della propria natura perduta sottraendosi allo statuto ·di ,soggetto denaturato, fino ailla ; conseguenza di quel dubbio da cui siamo partiti. E come in fondo è impossibile saperne di più sullo s.tato di natura, di più di quella definizione « per negazione» che Rousseau ha dato, è impossibiile rispondere alla domanda, ma in ambedue i casi una certezza sen.bra sus i si , stere: quella dell'innocenza. L'innocenza che nel Discours distingue il grado zero dell'es:sere dal ,suo azze rars1i come pi;-odotto di corruzione eccessiva, !l'innocenza e la trasparenza ,che la persecuzione rende a Rousseau « tranquillo in fondo alil'abisso, povero mortale sven tumto, ma impassibile come lo ste1s;so Dio» (Prima Pas seggiata). Roberto Carifi
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