Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

morte. P , roprio questa « frénèsie journalière» che atrt:ra­ versava tumultuosamente la scrittura deH'ultimo Baude­ Jare, dichiarava l'appressamento alfa morte: la folla, col suo sguardo ambivalente, non irrompeva più nella scrittura. 5. Queste osservazioni sul Legame della scrittura con la mo1:1te esige!'ebbero ben altra tenuta teorica che i,l frammentario supporto qui impalcato. Tuttavia almeno suHa identità separata dell'autore esse puntano i,l dito. Per un'ulteriore considerazione. Fuori della scrittura, dove è stato giuocato, inscritto, rimes , so in questione, spi1az­ zato e sostituito, l'autore ricompone la sua empirica identità che gli permette di aggirarsi sicuro per la città del mondo che a lui, produttore di segni, pare essere straniera. In viI1tù della scrittura pretende ricomporre la sua identità nel ruolo, sia neHa variante della profes­ sionalità sia nella variante, sacerdotale o positivista, della funzione. Inoltre, poiché sa di poter dichiarare esaurita la sua vitalità nella scrittura, egli insinua nel ruolo ele­ menti contraddittori e compulsivi: separazione dalla politica vestita di politicità, rifugio nella città dei signi­ ficanti motivato dalla produzione di senso, schermo da­ vanti alle decisioni barattato per criticità, rifiUlto deUa « conversazione» motivato come difesa dalla banalizza­ zione. Ma queste difese e questi rifugi non hanno più nulla di trasgressivo, dacché la ricomposizione del ruolo è artificiale. L'oscillazione tra teoria e pratica e tra scrit­ tura e poliitica, la loro incondliabilità o i progetti di unità, diventeranno il campo privilegiato della rifles­ sione, il'oggetto periodicamente affiorante dietro le. scelte d'autore. Egli non sa, o fange di non sapere, che la scrittura non è la pagina scritta, ma un processo di produzione; che, per altro verso, la politica ha per obiettivo :la tra­ sformazione del mondo solo se si pone come critica, « dialettica e rivoluzionaria», del-l'economia politica e 272

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