Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

prnnde linguaggio ,la notte dei sensi contratti nel corpo malato, cioè nella «povera macchina», di cui in una delle ultime lettere il figlio dice al padre. Il linguaggio del corpo, che nella natte dei sensi grida , la diseguaglianza i,nscr.it1la nella natura•civiltà, il linguagg�o della critica che ha radice nella oppressione e nell'abisso, nelle «tenebre >; che gli uomini preferi­ J10no, non celebra nessun progetto di virta altra, di società futura. La critica materialistica della disegua­ gH<anza ha un so1o sapere segnato nd corpo: il sapere della morte. Su questa contraddizione tra critica e morte prende spazio la scrittura leopardiana, ogni scrittura. Nelle Operette morali il theatrum philosophicum dei dialoghi , si rappresenta sul theatrum mundi la cui scena permanente è ila morte. Le variazioni - il tempo, il suicidio, il sogno, la moda, il oorpo - sono l'appari , re « :mondano», il farsi forma romanzesca e teaJtrale del sapere della morte. Solo una critica storicistica, nelle varianti spirituaHstiche, «progressive», democraticisti­ che, come queHa che finora ha prevalentemente coperto i testi ,leopardiani, ha potuto occultarlo. Tutte ,le Operette vanno reinterpretate. Nel Dialogo della Moda e della Morte è la moda che si costitui ,soe come soggetto tea­ trale, impone la somiglianza con la morte, ,l'ascolto, la finale decisione di starsene assieme nell'impresa di «modificazione» del mondo nelle forme della restau­ razione. Ma la prepotenza scenica de1la moda è giuocata dal significante che è ,in scena: il oorpo, il corpo del­ f'uomo che· rivela ila sua provvisoria associaZJione con la moda e la sua radicale e biologica unità con la morte. Il lavoro della moda, i suoi procedimenti sono in super­ ficie; la sua azione sul corpo consis.t , e neHa modificazione dell'appariire e nel tatuaggio, ma l'azione della morte è già i.inscritta, da 'Sempi,e, nel corpo. La moda pare nel giu9co teatrale tenere in scacoo la morte, ma questa ha 268