Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

saprebbe troppo, e c'è almeno un ess-e!'e parlante abba­ stanza insensato per colmado: CQ[l il proprio corpo. Qu:i irl figlio è affatto designato a ciò e deve appunto sospettarlo ,se dal padre 'Si · presenta con aria «a!Ssente», battuto �n anticipo. Dunque, a!l timido approccio del figlio («prima di imbucare [sic] la lettera ci tenevo ad avvisarti»), il padre risponde con una tirata che evoca «cose poco belle» sopravvenute dopo « ila morte della nostra cara mamma» e «nella ditta mi sfuggono parecchie cose» e «non vog1io neppure supporre che me le nascondano» e «Ja mia memoria diminuisce» e «la mia vista caila» e « ,la morte della nostra cara mamma che mi ha colpito molto più di te» . Poi, dopo questo primo tiro di sbarra­ mento, è l'attacco: « rMa visto che parliamo proprio dri questa faccenda, di questa lettera, ti prego Giorgio, non mi ingannare... hai davv , ero quelQ'amico a Pietroburgo?» Il figlio è perplesso: pr.ima ondata tinta di angoscia da­ vanti a papà che sbanda e che insiste «tu non hai amici a Pietroburgo. Sei sempre stato un gran burlone e non hai saputo trattenerti [sic] nemmeno con me». Quale strana incontinenza spunta qui ancorata al segno di ciò che si deve «saper» nascondere ma che si fa sentire lo . stesso? Il fìiglio non comprende e s'affoetta a rimuo­ vere questi primi effluvi vagamente osceni sotto una seconda ondata, questa volta di colpevolezza, neilla spe­ ranza che il senso di colpa sia una protezione contro l'angoscia. Di fatto lo è ma qui le cose si guastano giac� ché il padre ha d'acchito erotizzato H suo discorso, ipo­ tecandolo anticipatamente del suo imperativo a godere. Si fa dunque portare (maternare?) nelle braccia del figlio che ilo sveste per metterlo a letto: «N�l vedere che la biancheria non era proprio immacolata, si .rim­ prov:erò di averilo triascurato. Sarebbe stato suo dovere vegliare al cambio della bianche.ria paterna» (!). «De­ cise d'un tratto nel modo più risoluto di condur, re suo 229

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