Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

che la lettera doveva annunoiare: «niente rapporti reali »; non ci sarà rapporto sessuale e I'acoesso a una funzione paterna, a una sequenza di filiazione e di affi­ liazione all'una del,le sue due o tre comunità possibili, questo aocesso è i!n anticipo sbarrato e con ciò cattu­ rante. Si possono ricordare ·le impasses dello stesso Kafka e il suo non esser fatto per questi diversi legami, le sue molteplici rotture di «fidanzamento», la sua lettera al padre, ,la sua posizione diagonale in rapporto alla propria comunità («Che ho io in comune con gli ebrei? E' già tanto se ho qualche cosa in comune con me stesso, io, e dov.rei starmene ben tranquillo in un angolo contento di poter respirare», scrive nel suo Diario). Si può ricordare tutto questo a condizione di vedervi non delle «spiegazioni» ma un qualcosa che rafforza la consistenza dell'enigma. Per ora sottolineamo che l'impasse del soggetto alle prese con il suo desiderio e la sua cattura nella sfera paterna, sarà raddoppiata, ritmata da un'altra .impasse, quella ddla sua tribù, deilla sua comunità, del legame sociale in cui è preso e che, attraverso le catastrofi della storia, si riferirà a un buco intrinseco del fanguaggio. Il precedente aforisma era già significativo: che fare di quel vuoto tra «io» e «me stesso», spostarilo? Riem­ pirlo di scrittura? In ogni caso il desideri-o di morirvi, di lasciarvi la propria pelle è presente, inscritto in qual­ che posto dove assumerà, come ogni desiderio anticipato, toni di «profezia». Per iii momento, nello scritto di questa finzione, ta· le posizione terza non è che un puro vuoto che ha il rigore d'una pittura as;tr.atta i.n cui an­ drebbero ad allucinarsi .l'iimmagine d'una posizione e di una rinunoia limiti. Ma a quale prezzo si paga questa illusione della non-duperie? Il fatto è che l'ipotesi d'un sapere inconscio verrà a strutturare tutto quanto il ver­ detto di questa Condanna, la qua-le, se testimonia delile 226

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