Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

non l'enigma spostato di quel vuoto o il niente spregiato dalla verità paranoica ail potere. Questo vuoto non si riduce alla perdita della madre (terra?) sempre . pro­ messa, a ritrovamenti impossibili, e nemmeno al vuoto in cui l'ossessivo ha gelato la sua morte per assicu­ rarne la gestione rituale; è un vuoto articolato altrove ed è per questo che gli « altri » - i gentili - non mol - . lano il boccone; il . fatto è che l'orrore del sema non è meno indistruttibile del sema stesso, e ,le ventate « anti­ semitiche · » che li riafferrano a certi spigoli coriacei della storia, bisognerà pure articolarle all'orrore del godimento fallico quando esso «perseguita» lo psicopatico, ossia quando davanti ad esso egili è (o si crede) indifeso. Tale vuoto è al nodo di una «alleanza» supposta scritta, tracciata, e le cui deformazioni e spostamenti costituiscono la trasmissione (del,la traccia mnestica), e la scia; «alleanza » erotica e mortale che si riferisce dunque a una posizione nella lingua; e che lì, a quel nodo, essa annega, s'impastoia o si incanta, e che vi è affiliata da una funzione particolare delilo scritto. E visto il posto in cui s'è 'ancorata, si comprende come essa si nutra non meno di buone parole che di maledizioni. Del tutto diverso è il vuoto che lavora nel racconto di Kafka e nei suoi differenti live11i di enunciazione. Benché vi si tratti, come per la tribù semita, di una tra­ versata problematica, qui tutto è però da fare, da scri­ vere ed è perfino la stessa posta della scrittura che è messa in questione, interrogata. Anche le ipotesi sono a loro volta da costituire e l'istanza da cui parte la parola che prende i corpi di traverso e spinge il soggetto ad accollarsi la traversata che sia la sua, · taile istanza si costituisce come vuoto per non poter trovare alcun punto d'attracco. Ma l'important,e è vedere di cosa è fatta l'impasse di questa inscrizione «elementare», poi­ ché Kafka ne farà inoltre un passaggio del isuo acces,so alla scrittura. 221