Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

Precedentemente, l'interpretazione del marxismo come «umanesimo», cioè l'interpretazione etica, idealistica, della teoria marxista, il ricorso al 1 le Opere giovanili di Marx, erano dovuti o a intellettuali borghesi, o a ideo­ logi socialdemocratici, o a religiosi di avanguardia (certi cattolici). Ormai, numerosi marxisti e persino comunisti l'hanno fatta propria. Nessun marxista, che conosca le lunghe lotte teoriche che Marx, Engels e Lenin hanno portato avanti contro l'interpretazione morale e «umanistica», cioè idealistica del marxismo, può considerare questo paradossale rove­ sciamento della situazione senza porsi la stessa domanda che i classici si sono sempre posta, e a cui sempre hanno dato la stessa risposta: ogni interpretazione «umani­ stica», «morale», dunque «idealistica» del marxismo, quali che siano ,le ragioni oggettive che possono ,giusti­ ficarla storicamente come reazione �eranza, è sempre, essenzialmente, un effetto dell'in6luenza dell'ideologia piccolo-borghese sul Movimento operaio. Quando si propone con grande insistenza l'idea che è l'«uomo» che «fa la storia» si rischia effettivamente di soffocare questo grande principio di base del mar­ xismo: non è l'uomo che fa la storia, sono le masse che fanno la storia. Quando si propone con grandissima insistenza l'idea che il marxismo è un umanesimo, si rischia di soffocare quest'altro grande principio del marxismo: non i,l sem­ plice ideale morale, anche comunista, ma la lotta dt classe è il motore della storia. E per di più si rischia di soffocare i,l fondamento .filosofico della teoria mar­ xista: il materialismo. Per questo Marx, Engels e Lenin, si sono sempre rifiutati di scrivere: «Il Marxismo è un Umanesimo». Per «tracciare una linea di demarcazione» tra le idee marxiste e le idee non marxiste, bisognava studiare da vicino i testi in cui l'interpretazione «umanistica» 153

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