Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

formule rigide, è , l'aveva sterilizzata. Questo, noi l'ab­ biamo vissuto e l'abbiamo riconosciuto: la ricerca che ho intrapreso lo testimonia. Ma, sotto questa prima ragione, abbiamo presto sco­ perto una seconda ragione. La critica del «culto della personalità», sviluppata nelle forme che sappiamo al XX e al XXII Congresso, ha provocato una «reazione» molto profonda in nume� rosi intellettuaili comunisti, nei nostri paesi occidentali come nei paesi socialisti: è un fatto. Questa «reazione» è stata «vissuta», ed era normale, inevitabile, come una grande speranza di «liberazione», come la pro­ messa di un grande cambiamento nelle pratiche prece­ dentemente in vigore. Tuttavia, questa «reazione» ha preso delle forme particolari, di cui bisogna pur dire qualcosa . Questa reazione ha dato luogo, in ambienti mo,lto vasti, e persino all'interno dei partiti comunisti, a ciò che bisogna chiamare un'ideologia della « libertà ». Come stupirsene? Se si può fare astrazione delle condizioni difficili in cui avevano dovuto vivere precedentemente (e riconosco che non è semplice), gli intellettuali comu­ nisti sono, anche }oro, ne1la loro massa, degli «intel­ lettuali», cioè, secondo l'espressione cento volte ripetuta da Lenin, dei «piccolo-borghesi»: piccolo-borghesi per la loro ideologia. La critica del periodo del «culto» ha anche, bisogna saperlo, bisogna avere il coraggio di riconoscerlo, «liberato» questa ideologia piccolo-bor­ ghese che vive spontaneamente in ogni «intellettuale». Ne conosciamo il risultato più visibile, il risultato massiccio: la voga di un'interpretazione del marxismo come «Umanesimo», e il ricorso �eneralizzato alle Opere giovanili di Marx, alle nozioni della Questione ebraica, dei Manoscritti del 44, ecc.: ,l'uomo, l'aliena­ zione, la disalienazione, l'appropriazione dell'essenza umana, la libertà, la creazione, ecc. 152

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