Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

un'autorità superiore, quindi privo di qualsiasi libertà, sél!lvo quella di accettare liberamente la sua sottomis­ sione. Quest'ultima osservazione ci dà la misura di questa ambiguità, la quale non riflette che l'effetto che la produce: l'individuo è interpellato come soggetto (libero) perché si sottometta liberamente agli ordini del Soggetto, dunque perché accetti (liberamente) il suo assoggettamento, dunque perché «compia da solo» i gesti e le azioni del suo assoggettamento . Non esistono soggetti che mediante e per il loro assoggettamento. E' per questo che «funzionano da soli». «Così sia! »... Questa frase, che registra l'effetto da ottenere, prova che non è «naturalmente» così («na­ turalmente»: al di fuori di questa preghiera, cioè al di fuori dell'intervento ideologico) . Questa frase dimostra che bisogna che sia così, perché le cose siano quelle che devono essere: perché la riproduzione dei rapporti di produzione, fino ai processi di produzione e di circola­ zione, sia assicurata, ogni giorno, ne1la «coscienza», cioè nel comportamento degli individui-soggetti, che occupano i posti che la divisione tecnico-sociale del lavoro assegna loro nella produzione, nello sfruttamento, nella repressione, nell'ideologizzazione, nelila pratica scientifica, eoc. Qual è in effetti realmente il problema in questo meccanismo del riconoscimento speculare del Soggetto e degli individui interpellati come soggetti, e della garanzia data da , l Soggetto ai soggetti se questi accettano liberamente il loro assoggettamento agli «or­ dini» del Soggetto? La realtà di cui parliamo a propo­ sito di questo meccanismo, queHa che è necessaria­ mente «misconosciuta» nelle stesse forme del ricono­ scimento (ideologia = riconoscimento/misconoscimento) è proprio in effetti, in ultima analisi, la riproduzione dei rapporti di produzione e dei rapporti che ne derivano. Gennaio-apri,le 1969 139

RkJQdWJsaXNoZXIy