Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975
sporca con la semplice ammissione delle sue ostilità da cui deve difendersi. Così, in .luogo del pathos del dolore a cui ognuno di noi come essere umano ha diritto inalie nabile, viene introdotto il disgusto del peccato, anziché l'onesta misurazione delle forze l'avvelenante malattia 3 • Intanto: la possibilità di ammalarsene come pure l'al tra: condurre favorevolmente la battaglia delle forze, entrambe si fondano sulla suddetta dualità di tutto ciò che è umano, come su ciò che fa essere diversa l'esperien za pulsionale umana da ciò che è semplicemente creatura- 1le, in cui (almeno ai nostri occhi) l'esser, e vivente non uma no riposa ancora più indistintamente entro l'essere uni versale. Anche infermità psichica e conflitto di colpa non fanno che sottolineare, per così dire in nero e mortalmen te, il fatto estremamente vitale che l'umanità non cammi na in linea retta verso la meta ma nel cambio di movi mento segnato da una rottura - da una svolta all'indie tro su se stessi, da una presa di possesso di se stessi. Se può essere un'occasione eterna di punizione che fa na scere dapprima un sentimento di colpa, se la malattia successiva può esserne il frutto, tuttavia, entrambe risal gono in ultima analisi a quella duplice radice della natu ra umana che nessuno sviluppo può superare. Nei molte plici doveri e norme, mille volte contraddicentisi e che perciò da sempre sono stati posti al di sopra di noi esse·· ri umani - non solo nel cosiddetto mondo civile, , forse presso « i selvaggi più naturali » nel modo più rigido, fi no all'innaturale - si esprime soltanto come i diversi ti pi di spirito si pongano di fronte a questo e come vi si accordino. Vale a dire con la questione centrale in che misura l'« essere » umano sia uno con H « dovere » da rielaborare: in che misura si disorganizza, si distrugge, se non può esprimersi in una legge che si dà. TaH interrogativi si possono affrontare da svariatissimi lati al la ricerca di una risposta: uno di essi ci si rivolge nel considerare il simbolismo che ci rimane dall'educazione 83
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