Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975
infantile di ambo i sessi e sottolinea: « il significato del complesso di castrazione può essere inteso appieno solo se la sua origine nella fase del primato fallico è presa anch'essa in considerazione» (1923, p. 144). Da cosa vie ne dunque, se Freud è sicuro dell'importanza della fase fallica per ambo i sessi, la sua incertezza circa la bambi na? La risposta sta nella difficoltà(che Freud non artico la, ma balza all'occhio) di conciliare la fase fallica nella bambina con una scelta d'oggetto paterna (quale l'esige l'ipotesi mantenuta della simmetria): posta la fase falli ca, la tesi deHa simmetria nello sviluppo sessuale infanti le si incrina (e si consolida invece l'ipotesi - non ancora formulata - di un attaccamento pre-edipico della bambina alla madre). In conclusione al breve saggio Freud scrive: « Allo sta dio dell'organizzazione pregenitale sado-anale non è anco ra questione di maschile e femminile: l'antitesi dominan te è quella tra attivo e passivo. Allo stadio seguente dell'organizzazione genitale infantile di cui ora sappiamo, esiste la mascolinità, ma non la femminilità. L'antitesi qui è tra avere un genitale maschile e essere castrati. E' solo quando lo sviluppo si è completato nella pubertà che la polarità sessuale coincide con maschio e femmi na »(1923, p. 145). La polarità sessuale è dunque propria al registro simbolico: après coup del linguaggio e della castrazione. E' una tesi questa che resta salda nell'opera freudia na dai Tre saggi (« E' solo con la pubertà che si stabili sce una netta distinzione tra caratteri maschili e femmini li», 1905, p. 219) fino alla conferenza sulla Femminilità del 1933(« La psicanalisi non cerca di descrivere che co s'è una donna(...) ma si muove alla ricerca del come essa venga ad essere, come una donna si sviluppi a partire da un bambino con predisposizione bisessuale», 1933, p. 116). Ed è allora chiaro che la mascolinità di cui parla Freud nel 1923 non può essere confusa con quella che vie- 35
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