Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975

la, tanto è vero che a fargli da doppio speculare alla scuola basta la mamma sino ai dieci anni, tra i dieci e i tredici alla mamma affianca Madame la Partecipazione, dai tre­ dici in su si accontenta di un modellino parlamentare. A riprova di quanto Althusser diceva (in « Ideologia e ap­ parati ideologici di Stato »), e cioè che il Parlamento è uno dei luoghi dove l'individuo è interpellato sì, ma come soggetto ideologico. Per riprendere quanto diceva Borghini (cfr. l'« Uni­ tà » del 9.1.75 e « Un passo avanti, o due indietro ») circa l'invito a non studiare di chi critica i decreti delegati, sem­ bra chiaro che sono proprio questi che sostituiscono ad ogni « studio » l'educazione civica, sulla falsariga di quan­ to già accade nelle antologie « democratiche » oggi cre­ sciute e moltiplicatesi. L'accettazione dei valori della famiglia come « natu­ rali» - anche, se vogliamo, per fini tattici {campagna sul Referendum) - dà qui i suoi frutti avvelenati: di­ venta ideologia positiva della famiglia il cui ruolo repres­ sivo si estende ad un'altra istituzione; la scuola. Al limite la repressione si vuole autogestita: lo sco­ laro, nel partecipare alla discussione sui provvedimenti disciplinari, punisce se stesso, introietta la repressione come fatto permanente. Il civismo trionfa: i bambini di oggi non sputeranno domani nei panettoni Alemagna, come i cattivi operai in lotta. La scuola-città di modello pestalozziano diventa la città-scuola delle buone intenzio­ ni progressiste.

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