Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975
Una città-scuola E' finita la scuola di classe. Niente più assemblee cao tiche, occupazioni, polizia davanti alla porta e famiglie che non sanno dove sono i loro figlioli. La grande Madre ha ritrovato il suo bambino. Con i decreti delegati la scuo la diventa una palestra di apprendimento della logica della delega e della rappresentanza, un'introduzione gra duale alla piena felice e rassicurante identificazione. Chi sono io? Un apprendista cittadino, con diritto riconosciuto di partecipazione decisionale (applicazione di leggi decise altrove). Per esempio: la rappresentanza. Alle elementari zero scolari, uno alle medie, due o tre nelle superiori; i geni tori, invece, rispettivamente quattro, tre, due. Il modello presupposto è quello della psicologia evolutiva: la Rifor ma si vuole «scientifica». Nel migliore dei casi le serve da base la psicologia « alpina » dell'intelligenza alla Pia get, cui non sa perché viene riconosciuto il diritto di eter nizzare la trita psicologia delle facoltà. Una scientificità che si rivela ideologica nel rimuovere esplicitamente lo scolaro per quello che è: corpo acefalo. A dare allo sco laro una testa che abbia rapporto con il resto del suo corpo - non solo di semplice comunanza topologica - provvede, come insegna la psicanalisi, il gioco immagina rio della identificazione di cui sopra. E provvede la scuo- 195
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