Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975

cercarle attraverso la mediazione del partito che le am­ ministra, la D.C., il che vuol dire al meglio condurle alla partecipazione democristiana (sotto la bandiera della fossa) a istituzioni della classe dominante ( valgono i de­ creti delegati come esempio), ma a questo partito di sottrarle, egemonizzandole. La strada l'ha aperta il refe­ rendum, ma s'intende che la battaglia ulteriore per una lotta alla D.C. che non significhi né spaccare la massa in due né accedere alla massa con la benedizione del papa ha altre modalità: quelle appunto della lotta di classe nell'ideologia. Il vicolo dell'unità ad ogni costo, e al costo notorio che segnala un « antifascismo » che, a voler contare, torna più spesso del comunismo nell'articolo di Borghini è un vicolo cieco. Salva appunto l'istituzione, mai astratta, co­ me si sa, ma sempre quella della classe dominante) giacché non chiama la classe a lottare né contro né dentro di es­ sa, ma a parteciparvi « con gli altri», purché s'intende non sian fascisti, il che a dirla in breve è un po' poco. Vicolo cieco poi perché - e questo è grave - della rivoluzione perde il senso. Si vuol contrapporre, con ra­ gione forse, a una politica che inviterebbe gli operai a « disinteressarsi del destino stesso delle forze produtti­ ve» (ma chi la fa questa politica?) il fatto appunto che tali forze produttive « per quanto distorte e segnate nel loro sviluppo dalla logica dello sfruttamento capitalisti­ co, sono tuttavia frutto del loro lavoro e rappresentato la base materiale, l'unica che esista concretamente {sott. nostra) dalla quale è possibile muovere per costruire una società socialista ». Dove, senza insistere sull'evidenza che le forze produttive sono la classe stessa e non soltanto l'apparato tecnico-produttivo, si sente l'odore di un'aristo­ telica distinzione per cui le forme andrebbero bene e re­ sterebbe da riempirle di nuovi contenuti (ed è la vecchia tiritera del diritto borghese buono de jure da realizzare 193