Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975
questa lingua non è spersa nel rovescio fantasmato del reale. E' del desiderio che io parlo, e del sapere calligra fato. Poichè ogni presa di voce finzionale è orientata ver so ciò che, insieme, avvia e devia ,la questione del sapere. Ma l'accesso si fa attraverso il fondamento dei nervi, cio è: attraverso un'investigazione en creux dei segni scavati del mio sesso nell'attraversamento di ciò che il sapere maschile traversa e trova in impasse. Ciò che, in tal modo, si sottrae sempre al concetto · è l'usura così precoce del corpo che nessuna verginità della lingua ammette. Una scena essenziale di ciò che, in modo soggiacente, si cerca e si enuncia intorno a lui, è dunque esclusa e messa fuori-sapere. Questa esclusione, la leggo tre volte: 1) nel rifiuto della lingua sperimentalizzata, cioè di u na lingua sessuata che sia come il corpo attillato del mio corpo. 2) nell'isolamento rispettato del concetto da cui pro viene la scissione fra scienza e nescienza con la quale si instaurano la violenza e le privazioni della divisione. 3) nel rigetto compulsivo, in qualche luogo verso un de-linguaggio, di ogni manifestazione formulata di un desiderio femminilizzato. Perchè il sapere (come domanda o come scrittura che fa irruzione nella scrittura) possa inarcarsi fino a perder si in questo teatro, bisogna che esso accetti la scomodità della terra che ,l'allontana. Poichè questa «regione» è un'area di fratture che non tollera nè il sonno nè il pagamento rapido, un teatro di epidemie attive, un conti nente nero i cui limiti sommergono lo spazio ordinato del sapere capitalistico. E la terra ha invaso la mia bocca. Percorrendo le si nuosità dei simboli � attraverso 1e interruzioni e le sovrac- 157
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy