Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975

braciere, fiordo vertiginoso in cui lo sguardo cede) che accompagna la respirazione fittizia, non a causa di una fragilità retinica dinnanzi al cielo, non che il testo ricer­ chi le t r acce ,anaforiche del seno, ma perché è da questo buco, lo so, che viene la parola, l'utopia, la collera. ... contornare sempre questa piega sotto la morte, sloggiare questo seme prospero della - storia che rende la trappola del mio nome mutilato alla prima parola, al pri­ mo grido (appena il grido lacera e rompe lo sconosciuto del sesso ). - Ma, di quanto la gestione paternalizzata del senso induce di morte nella mia lingua, non può inscri­ versi che una parvenza di , lingua - lingua mostruosa, rovesciata, masticata contro la ,lingua. Poiché, nell'intrecciarsi de1le immagini Tivoltate dove mi porta questo vacillamento alfabetico con la coerenza del sogno, ci sono sempre le circostanze equivoche di u­ na voce-donna che sembra dirigersi contro corrente, lot­ tando sulla massima pendenza, multipla, minacciata di morte. Che questa voce sia sessualizzata non è senza lega­ me con la mira perseguita di cancellamento; che sia fem­ minile non è senza rapporto con una tale minaccia. Ciò che di questa voce così tenta d'essere rifluito è l'incavatu­ ra nera di f., in quanto aprendo come una falla inquietan­ te di sapere -essa viene a ri-scrivere ciò che non è mai sta­ to letto. Poichè questa voce è la pulsazione sessuata di una serie di cifre che non possono essere prese in conto, se non dall'utopia - cioè dal buco di storia ancora ri­ mosso - la voce fittizia è demonetizzata. Essa è questa crepa profilata fuori di voi. Una effra­ zione improvvisa che vi sfida, e vi annerisce gli occhi. Accecante, sì, accecante. La trascrizione dello sposta­ mento storico del significante « donna» disegna l'opera- 153

RkJQdWJsaXNoZXIy