Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975

sto lasciato vacante che lavora come testo en souffrance, come en souffrance è il soggetto del sentimento, del mi­ to, del romanzo familiare. Al suo soggetto pieno, autore di diritto, il testo in questione è legato con un doppio no­ do: è lo specchio in cui egli si vede, e non in un qualsiasi momento ma proprio lì al tavolo, scrivente, ed è ancora il mosaico espressivo in cui, ritracciando a pieno la sto­ ria, egli vede infine ricomporsi il fantasma della sua soteria. Salvezza e misura escatologica del testo che con la soteria suona, in francese, sot, sciocco e stupido. Di questa letteratura della salvezza si riempiono le neoavan­ guardie dopo che i vari momenti del realismo oggettivo (sociologico) o soggettivo (psicologico) hanno tessuto il paesaggio interiore ed esteriore del moderno scrittore. La cosa del mito La sovrabbondanza, il moltiplicarsi excentrico dei par­ ticolari sviluppi e avviluppi si perdono nell'orizzonte infinito della ricerca di sapere: la sperimentazione lingui­ stica vi si presta. E' come se un nucleo di partenza si riconoscesse solo nel suo intricato svolgimento, come se un infinito deside­ rio di sapere non lasciasse mai la cosa in quiete. Se poi la cosa si cerca e si scrive nel testo, iJ movimento la affatica lasciandole dietro la striscia di ansietà con cui essa passa per volersi saputa nel testo. Saputa, ma anche veduta sentita ecc., una cosa da sapere che resta da dire in quante più forme possibili perché alla fine sia lì, scritta. Che la cosa sia delle più diverse specie, fantasma, parti­ cella di moti, di cose, di persone, particella di senso soggettivo, percettivo, o altro, è nella sua natura ed è an­ che indifferente nei confronti di un discorso che si ponga la questione del suo passaggio nello scritto. Non tanto 136

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