Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975

flitto, dubbio, compromesso, e piuttosto ancora contrae un prestito con l'introversione del parafrenico. Infatti, l'attaccamento del nevrotico a un frammento della realtà, pagato a troppo caro prezzo, che lo fissa così precoce­ mente da costringere tutto ciò che segue a derealizzarsi per lui in sproporzioni fantasmatiche, appare qui ribalta­ to; il restare aperto a una esperienza rinnovata e appro­ fondita; là dove il nevrotico si lasciò fin troppo prodiga­ mente saccheggiare, infatti, resta ·invece un'ultima avara presa di coscienza di se stesso. Tuttavia, se si volesse prescindere troppo da tutto il patologico, alla fine qual­ cuno potrebbe ritrovarsi a spiegare con nomi ancora più sgradevoli, quali leggerezza innata, infedeltà sfruttabile e simili. Ora, io non voglio indurre a usare nomi più belli, ma solo fare il tentativo di mettere in riilievo alcuni elementi della struttura psichica femminile tipica che mi paiono rapportarsi a processi analoghi. . II. Già nei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905) si trova la frase 3 che la sessualità dell'uomo è « la più coerente, anche la più facilmente accessibile alla nostra ragione, mentre nella donna interviene persino una specie di involuzione». Poichè « la pubertà che porta al ragazzo quel grande assalto della libido, è contrassegnata per la ragazza da una rinnovata ondata di rimozione che colpi­ sce appunto la sessualità clitoridea ». Il femminile è così ciò che viene rigettato indietro su se stesso dal processo della propria maturità, ciò che è trattenuto, ciò che è escluso dallo sviluppo finale. Di fatto le virtù specifica­ mente femminili si riferiscono tutte a questo, sono quel­ le dell'abnegazione: quando una coscienza femminile di sè rivaleggia in prestazioni puramente umane con quelle maschili, è appunto da quelle virtù che vuole riaversi in senso emancipatorio. Per la verità, mi è più alieno parlare di virtù e di pre- 116

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