Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975

porto con la segretezza dei minerali preziosi, e, in fin dei conti, consistessero nei bottoni inalienabili della cassetta marrone. Non è a caso che questo dio aveva proprio gli attributi più infantili, che derivavano ancora prevalente­ mente dall'« onnipotenza dei pensieri» mentre si svilup­ pava già un riconoscimento del mondo. Peraltro anche la forma più primitiva di religione contiene di solito nella sua fantasiosità fideistica anche un principio di conoscen­ za, un'interpretazione del mondo: ma la fantasiosità del­ l'immagine di dio del bambino, cui fin dall'inizio gli adul­ ti impartiscono ogni insegnamento relativo al mondo, non viene per questo necessariamente pregiudicata. Il dio sostituisce qui in un certo senso ciò che Freud ha denominato « romanzo familiare»: quelle idealizzazioni dell'origine e del destino con le quali spesso il bambino non fa che crearsi l'espressione di ciò che per lui è ovvio, del certo, di ogni pienezza e magnificenza. Solo che que­ sto si rispecchia qui, anzichè in una storia, nella presen­ za stessa di un extradio nel suo essere ed essenza, che non spiega nè proibisce, ma si limita a sanzionare. Ora, anche se sotto questa forma molto unilaterale, tale dio può conservarsi solo per breve tempo come il roman­ zo familiare, tuttavia crolla meno per un dubbio raziona­ le che per una svolta interna di quella fiducia sicura del­ la vita che in lui afferrava se stessa e il cui simbolo dove­ va mutarsi nel corso dello sviluppo. Poichè la vecchia rappresentazione dei bottoni tesoro che egli portava tan­ to sicuro nella sua gloria, come giocattoli nelle sue ta­ sche, possedeva oltre al pronunciato carattere egoistico - seppure temporaneamente rivestito del fiabesco anco­ ra fantastico - un carattere non meno eroticamente ac­ centuato. Se anche per un tempo prolungato (il « periodo di latenza» di Freud) questa circostanza rimase irrilevan­ te, tuttavia conteneva la tendenza a umanizzare ulterior­ mente il dio nella forma, nell'espressione. Della durata dell'esistenza del dio decideva perciò, nei moti essenziali 113

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