Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975
estraneo verso l'esterno e così « ripete regressivamente la storia evolutiva della coscienza morale » (...) Dell'altro darebbe un'imma gine l'isteria con i suoi investimenti oggettuali che vanno troppo oltre e le identificazioni con qualcosa di ancora più estraneo. ' Solo a prima vista sembra mancare al sentimento di colpa l'essenziale di ciò che fa il sintomo nevrotico: l'elemento compro missorio. Non a caso sono proprio i nevrotici, questi maestri nel sentirsi colpevoli, nel dispiacersi di tutto, che hanno allo stesso tempo un'opinione enorme di sé, anzi che sono sempre alla mi nima distanza dal «complesso dell'uomo-dio». A me sembra che vi partecipi non solo una sovracompensazione ma anche la circo stanza che il « poter essere colpevoli » corrisponde a una notevo le presunzione umana in quanto il sentimento di sè conflittual mente diviso si lega almeno alla soddisfazione di creare per così dire: destino, cattivo destino. La vana innocenza giudica più umilmente ciò che accade per causa sua. (Si pensi anche alle pa role, belle peraltro, di Hegel: « E' onore d'una grande personalità essere colpevoli ».). ' Presso popoli semicivilizzati o assoggettati a una civiltà estranea si può vedere spesso molto chiaramente il passaggio di questi due atteggiamenti l'uno nell'altro. Da una parte la colpa viene sentita come tale e non viene messa in dubbio la leggittimi tà della punizione, anzi la punizione viene presa spesso ancora come più ineluttabile di quanto essa sia, e cioè come una specie di conseguenza naturale catastrofica che non furono gli esseri umani per primi a pensare; d'altra parte però la coscienza di col pa non impedisce affatto di vantarsi del misfatto in questione come di un'impresa eroica: proprio perché sfida audacemente tale vendetta del cielo e della terra. E, per questa minaccia di punizione, ciò che viene prudentemente evitato, lo è semmai con pieno rispetto. Solo con il cristianesimo si trasforma tale conce zione: poiché nonostante la garantita redenzione la natura uma na resta la stessa, la sua colpa resta ora equiparata allo sporco, al rifiuto assoluto. Se però dalla « morte redentrice del figlio per il padre » si guarda all'indietro, si incontrano ancora i processi che Freud nel suo libro Totem e tabù ha descritto in maniera oltremodo convincente come « uccisione del padre »: le grandi cerimonie per il padre e poi dio-padre, subordinate sia a una cri si - di lutto sia a una crisi di gioia - come anche l'« eroe tragico » odierno è contemporaneamente il colpevole e l'ammirato, l'illu stre e l'amabile. ' Molto giustamente osserva HANS BLUEHER (Studien uber den perversen Charakter, «Zentbl», vol. 4, n. 1-2), che, più precisamente di quanto accada, si deve distinguere tra erotismo anale ed erotismo di defecazione, a seconda che il toccamento del partner agli organi relativi causi il piacere o che questo riguardi i prodot ti della defecazione e i processi che li evacuano. - « Erotismo 106
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