Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974
si nella sua cecità. Cecità di segni opposti, calligrammi minuziosi in cui la divisione del reale nell'allegorico la scia alla contemplazione soggettiva un'altra divisione, ora discendente alla malinconia, ora ascendente alla nostalgia. La postura notturna del soggetto resta decisiva, un soggetto « totalmente conosciuto dall'inconoscibile». Su un fondo di metamorfosi e di combattimento, nel gioco incessante di affrontamento e di spostamento nella stessa scissione del soggetto, la notte è lo spazio in cui ha più chance di attingere ai limiti uno sconvolgimento tale del dato sensibile per cui si inauguri un luogo pos sibile della « visione » (non geometrale, non organizzata intorno a un senso). Notte dell'orientamento dei sensi, piuttosto che notte fisica, oppure veramente la notte; dopo il combattimento con la tarantola nera e la divisione in Elsseneur, Régi nald, Maldoror si risveglia nella notte, esce lentamente: « contempla la luna che versa sul suo petto un cono di raggi estatici, in cui palpitano, come delle falene, atomi d'argento di una dolcezza ineffabile». Notte del senso o notte astratta allegorica, spazio chiuso di una combinatoria ideogrammatica quale, per l'avventura cavalleresca, la foresta - puro luogo della quete o dell'erranza e della prova ma anche luogo del l'incontro e della chance - oppure notte fisica, oscurità, sospensione soggettiva, melanconia-nostalgia, angoscia, luogo di distacco, lutto. Il distacco dalla cosa, la sua scissione - il distacco dalle cose del loro significato, la malattia - il distacco dalle forme, la luce l'oscurità - il distacco dalle parole, il silenzio. Il male: sguardo e visione La veglia mantiene nella notte una luce, un'ostina- 99
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