Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974

10 Ci restano due problemi. Primo: perché la nostra proposta deve essere intesa per gli intellettuali fuori e nel partito e non può esserlo per il partito stesso? Secondo- ma si tratta dello stesso problema-: perché questo testo? Ossia perché un testo che in modo evi­ dente rinuncia al posto analitico della scrittura e si pone fortemente come testo scritto da un soggetto piena­ mente complice del proprio immaginario? (benché s'in­ tende che dirlo è già assumere l'enunciazione e passare nella scrittura). La risposta è una domanda: è possibile- per il par­ tito e per gli intellettuali stessi - occupare nella lotta economica, politica e ideologica sempre il posto dell'ana­ lizzante dove il soggetto si dissemina, o quello silenzioso dell'analista con il suo ascolto fluttuante? Proponiamo una definizione del nostro lavoro intel­ lettuale come sedute psicanalitiche del partito, in quanto in esso il partito, come intellettuale collettivo o attra­ verso gli intellettuali, si concede all'ascolto della classe in un'analisi che il momento tetico della lotta di classe gli impedisce come posizione permanente; o come se­ dute psicanalitiche della classe in quanto in esse la classe concede all'ascolto del partito e degli intellettuali quei suoi « atti mancati» o « sogni» che il momento tetico della sua lotta la obbliga a denegare o rimuovere nel discorso falsamente pieno del posto militante che la lotta le impone. L'opposizione pretesa tra pratica di scrittura del­ l'avanguardia e teoria tetica rivoluzionaria si risolve così in una dialettica di tempi, o, per riprendere un'espres­ sione dei Truismi del n. 1, di spazi. Contardo Calligaris

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