Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974
maria di attrarre nella zona di influenza del posto pro letario la posizione piccolo-borghese. Ma ciò che qui fa problema è l'assunto che la posizione proletaria coin cida oggi con il posto proletario e non sia già attratta essa stessa dalla posizione borghese e piccolo-borghese. Che cosa garantisce che la posizione da cui il proleta riato progetta la sua direzione ideologica sia il suo posto? (questione doppiamente importante nella con giuntura, se la lotta diventa lotta per la direzione e se tale direzione viene assunta sulla piccola borghesia, su una classe cioè il cui trasformismo spesso sedicente rivoluzionario rischia di sedurre il proletariato indu cendolo a perniciosi compromessi ideologici). Curiosa a questo proposito la contraddizione non evidente in cui cade Lucio Magri nell'introduzione al « Quaderno n. 2 » del « Manifesto » (Roma, 1974; il testo di Magri è del giugno del 1974), allorché egli apre con _ l'affermazione che l'aspetto più importante della crisi in corso « sta nel ruolo centrale che in essa gioca, forse come causa principale, l'azione autonoma delle masse, la crescita di bisogni, di idee, di comportamenti incom patibili con l'assetto capitalistico attuale» (il proleta riato cioè occuperebbe il posto ideologico scandaloso e antagonistico che è legato alla sua determinazione economica e politica di classe). E aggiunge subito che l'aspetto più grave della strategia di compromesso delle forze della sinistra tradizionale, « ciò che la rende fino in fondo un cedimento e una velleità, è proprio il loro stesso decadimento come forze politiche capaci di sin tesi, di tensione ideale, di presenza attiva ed autonoma nel paese». Se le due cose fossero vere non ci si spie gherebbe il legame che le masse mantengono con la si nistra tradizionale. Che « l'esplosione democratica», che Magri sostiene essere in corso, non riesca « a sedimen tarsi in una nuova cultura, a darsi livelli organizzativi permanenti, a definire un programma e a perseguirlo 55
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