Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974
(astratto dal contesto storico, e globale dello stesso pensiero gramsciano) basterà a far intendere che con questo non ci identifichiamo. Deve perciò essere riconsiderata la tradizionale alleanza tra operai e contadini, e cioè non negata, ma subordinata a quella più pressante con la piccola bor ghesia. Non siamo d'accordo con la possibilità di porre ancora oggi al centro della politi.ca del movimento ope raio la Questione meridionale. I dati mostrano tra l'al tro (cf. P.S. Labini, op. cit., p. 156) che la piccoìa bor ghesia impiegatizia ha ricevuto il suo contributo nume rico fondamentale dai coltivatori diretti diminuiti tra il 1881 e il 1971 dal 22,5% al 12,1%, e dagli operai agricoli diminuiti dal 35,6% al 6,2% (buona parte di questi ultimi essendo beninteso stata assorbita dall'in dustria). E ancora una volta: non si tratta di decidere di una politica di alleanze su criteri quantitativi, ma di trarre dalle variazioni quantitative indicazioni sulla rilevanza politica delle alleanze possibili. Col che non si intende sminuire l'importanza di una politica contadina, ma solo affermare la priorità di una politica capace di conquistare l'egemonia sulla nuova piccola borghesia come condizione improrogabile del dominio. Inoltre davanti all'elefantiasi della nuova piccola borghesia ci sembra indispensabile riporre la questione degli intellettuali in modo nuovo rispetto a Gramsci. Gli intellettuali non possono essere considerati gram scianamente come frangia di ognuna delle tre classi, il che implicherebbe una loro determinazione strutturale di classe puramente posizionale, per cui non sarebbe il loro posto nel processo produttivo (nella divisione so ciale del lavoro) a determinarne l'appartenenza di classe, ma la loro posizione o, peggio, la loro estrazione so ciale. Essi devono essere considerati (in senso ristretto, s'intende, giacché se per « intellettuali » si intendesse 52
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