Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974

borghesia impiegatizia che Labini riscontra su scala non solo italiana ma internazionale, (per paesi « relati­ vamente evoluti» o in fase di sviluppo avanzato, cf. Ibidem, p. 164 - è anzi soprattutto l'esempio dei paesi più sviluppati che smentisce l'ottimismo di Procacci.), ci sembra indicativa di una trasformazione che non può più essere considerata come evoluzione di una for­ mazione sociale, ma come apparizione di uno specifico modo di produzione tardo-capitalistico (E s'intenda che non traiamo questa affermazione dalla sociologia quan­ titativa. Da questa ci attendiamo solo indicazioni circa il realizzarsi di trasformazioni del tessuto sociale ormai da tempo promesse da molte analisi dello sviluppo del modo di produzione in fase tardo-capitalistica). 2 Se tale tesi è verificabile, dev'essere posta al politico una domanda specifica: come considerare in una prospettiva rivoluzionaria l'elefantiasi della piccola borghesia impiegatizia che appare ìegata allo stesso modo di produzione tardo-capitalistico? Per formulare le ipotesi che ci condurranno a tentare una risposta ci serviremo di due distinzioni teoriche che dobbiamo a Nicos Poulantzas (Les classes sociales dans le capita­ lisme aujourd'hui, Parigi 1974): 48 a) distinzione tra posto della classe come sua determinazione strutturale e posizione della clas­ se: « la determinazione strutturale di classe che esiste solo come lotta di classe deve essere di­ stinta dalla posizione di classe nella congiun­ tura» (Ibidem, p. 17), e questo senza cadere in un economicismo per cui la determinazione strut­ turale di classe sarebbe puramente economica. Il posto della classe nella lotta di classe è ideo­ logico, politico e economico, ma si distingue dalla sua posizione. Quest'ultima può variare per ra­ gioni di tattica e strategia, come per semplice

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