Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974

sintomo; è vero che hanno molto da fare per difendersi dall'ondata dolcemente avvolgente di desiderio incestuoso che emana dalla madre e di cui si può immaginare che sia percepita, da:l maschio, come una pura e semplice minaccia di castrazione da parte della madre. E' possibile che la storia apporti delle sorprese circa ciò che una tale tradizione potrà inventare davanti alla civiltà scientifica e tecnica che l'ha già largamente invasa e intaccata. Sarà una resa completa o il mantenimento dei ridotti rimossi e più o meno attivi? Quello che col­ pisce, è la totale dipendenza dello spazio islamico ri­ spetto alla posizione della donna-madre in quanto sguardo diffuso e circolare policentrico, in quanto serie di pareti e di frontiere di una intensità libidinale calcolata, cifrata al tempo stesso nel fantasma, nell'espressione simbolica ed etica; la donna,madre « controlla» .l'accesso al bene della felicità, alla spiritualità, persino all'estasi mistica, al godimento di sé dove il corpo dell'uomo si ritrova attorcigliato intorno al suo. Si può dire che il «lavoro» di questa frontiera femminile è stato portato abbastanza lontano quanto alla sua realizzazione spaziale. Un'altra frontiera diffusa regge con la sua necessità l'articolazione dello spazio, è quella fra puro habitat e luogo di lavoro. Le intricazioni e le prossimità che essa induce hanno certo un rapporto con la predominanza dell'artigianato e del commercio in questo spazio chiuso a catenaccio dalla connivenza della donna e di Dio e destinato a godere di sé identicamente ed eternamente. In occidente i due spazi (lavoro-casa) non si toccano e non si corrispondono che attraverso la «funzione» di trasporto, di cui sap­ piamo che è da sola uno spazio terzo spesso vuoto ed estenuante. Il legame con la posizione della donna è anche qui evidente. O la donna lavora con le stesse mo­ dalità dell'uomo e la casa diventa uno spazio morto fino alla sera in cui vi ci si ritrova; oppure la donna dimora 45