Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974

s Precisiamo che Abraham Moles non considera questa disso­ ciazione che rispetto ai patterns della percezione, ma, per illu­ strarla, è condotto a opporre « la complessità strutturale di una macchina a partire dalla frequenza d'impiego dei pezzi con cui essa è costituita » alla « complessità funzionale di un organismo a partire dalla frequenza di occorrenza delle sue diverse hm­ zioni » (Théorie de l'information et perception esthétique », Ue­ noel, p. 87). 9 Umberto Eco presta già al cinema tre articolazioni. (cfr. La struttura assente, Bompiani, Milano). E' vero che Christian Metz gli rifiuta la prima e la seconda. ( « Communications », 4, 1964, p. 73ss) ma, in fondo, la cosa non cambia. L'essenziale è situare il cinema fuori dai sistemi di doppia articolazione, al di qua o al di là, e riportarlo a una semiotica a-significante. Notiamo wmalmente che Metz reintroduce l'idea di semi intrinsechi di BÙyssens per tentare di liberare l'espressione cinematografica dalla significazione prodotta a partire da semi estrinseci (id., p. 83). 10 Discours, Figure, Éd. Klincksieck. 11 La realtà semantica o fonica, non semioticamente formata, è tradotta, dai traduttori francesi di Hjelmslev, sia con materia, che con senso. E', come nota Oswald Ducrot, il passaggio attra­ verso il termine inglese di purport che è, senza dubbio, all'origine di questa audace oscillazione semantica tra il senso e la materia. Molte fantasticherie divengono allora possibili, e, come si può vedere, non ce ne priviamo! Cfr. Essais linguistiques di Hjelmslev, p. 58 et Dictionnaire encyclopédique des sciences du language, p. 38. 12 cfr. L'analisi di Ch. Metz, a proposito dei Fondamenti di Hjelmslev: « Torniamo al capitolo 13 dei Prolegomeni dove è detto che la forma è una pura rete relazionale, che la materia (qui battezzata 'senso ') rappresenta l'istanza inizialmente amor­ fa in cui s'inscrive e si 'manifesta' la forma e che la sostanza è ciò che appare quando si proietta la forma sulla materia ' come una rete tesa proietta la sua ombra su una superficie ininterrotta ' questa metafora ci sembra particolarmente chiara: la ' superficie ininterrotta ' è la materia, la ' rete tesa ' è la forma e l''ombra' della rete sulla superficie è la sostanza » (Langage & Cinéma - Larousse, Christian Metz, p. 158). 1 3 cfr. Benvéniste già citato. 14 Nella linguistica di Martinet, i monemi della prima articola­ zione e i fonemi della seconda, si strutturano sui continuum inten­ sivi secondo un sistema del genere « double bind » che genera, da un lato, dei significati incastonati, paradigmatizzati, e dall'altro, dei significanti civilizzati, sintagmatizzati. 15 Metz rileva che c'è in Chomsky un certo superamento del­ l'opposizione di Hjelmslev tra l'espressione e il contenuto. I chomskiani fanno referenza a una « macchina logica » che si situerebbe prima del testo e sarebbe capace di generarlo e dunque, supererebbe l'opposizione tra la forma del contenuto e la forma dell'espressione. E' un punto da approfondire, ma ci sembra, a prima vista, che questa macchina logica rimanga an­ cora limitata alle semiotiche della significazione e non permetta di operare il passaggio alle macchine astratte che si situano, 148

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