Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974

l'insieme dei flussi deterritorializzati! Infatti, è prendendosi nella rete delle semiologie interpretative che le masse mi­ sconoscono la vera molla della loro potenza ossia la loro presa reale sulle semiotiche industriali, tecnologiche, scien­ tifiche, economiche e sociali e s'impantanano nei fantasmi della realtà dominante e nei modi di soggettivazione e di repressione del desiderio che impone loro la borghesia. A proposito di ogni tipo di macchinismo semiotico, di ordine scientifico, artistico, musicale, sportivo, ecc. sarà il caso di determinare l'equilibrio delle forze, la composizione tra le due politiche semiotiche di base: quella della signi­ ficanza e dell'interpretazione e quella delle connessioni mac­ chinistiche e della sperimentazione collettiva. Qualunque sia la contaminazione delle semiotiche scien­ tifiche da parte degli enunciati della religione e della filosofia, esse restano, nell'insieme, fondate su una politica macchi­ nica. Ciò che conta, sono sempre, in ultima istanza, i conca­ tenamenti di segni, di complessi tecnico-sperimentali, men­ tre le finalità, le interpretazioni, le rappresentazioni iconiche finiscono sempre col passare in secondo piano. Ma, ancora una volta, niente di meccanico, nessuna garanzia in sé, pro­ tegge l'esercizio della scienza dalle aberrazioni interpretative e si sa che gli scienziati non fanno complimenti per dedi­ carvisi a volte con un fervore mistico. Con le semiotiche artistiche, le cose sono meno chiare, il ricupero significante si fa sul conto dell'opera, dell'ar­ tista, dell'ispirazione, del talento, del genio... Sembra, tut­ tavia, che nell'insieme, si possa considerare che l'evoluzione dell'arte moderna tende verso una politica di a-significanza: il figurale, i concatenamenti macchinici che prendono il so­ pravvento sui sistemi rappresentativi, espressivi (nel senso di un'espressione codificata), iconici. Ma un esame dei diversi tipi di concatenamenti collettivi condurrebbe a sfumare questo giudizio. L'immagine stereotipata che ci si fa, ad esempio, di un pittore, è quella di un individuo che sarebbe particolarmente aperto alla vita di società. Ce lo si rappre­ senta con una banda d'amici, in una taverna... Farà forse parte di una scuola, sarà probabilmente più impegnato poli­ ticamente di un musicista. Quest'ultimo, infatti, apparirà piuttosto come un personaggio solitario, prigioniero di un 145

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