Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974

significanti avrebbero ancora da svolgere un ruolo primor­ diale in quanto, questa volta, esse servirebbero a captare i processi di riterritorializzazione per neutralizzarli e dare la loro piena virulenza alle punte macchiniche di deterrito­ rializzazione. E' così che, nell'analisi istituzionale o nella schizo-analisi, si lascerà libero sfogo alle rappresentazioni edipianizzanti, ai fantasmi paranoico-fascisti per meglio scon­ giurare i loro effetti di bloccaggio di flusso e per rilanciare il processo in una specie di fuga macchinica in avanti. In una tale prospettiva, i sistemi semiotici diventano insepa­ rabili dai regimi particolari di deterritorializzazione dei flussi. Le macchine di segni partecipano ai processi di de­ territorializzazione che si operano in seno al phylum mac­ chinico. Non c'è neanche più la necessità di stabilire una distinzione netta tra, ad esempio, una diagrammatizzazione portante su dei segni e un'innovazione tecnologica o una mu­ tazione scientifica portante su dei flussi «naturali» o delle macchine «artificiali». Dal lato della natura come da quello dei segni, si ha a che fare con lo stesso tipo di macchinismo e la stessa semiotica delle intensità materiali. Le opposizioni tra natura e cultura, segni e cose, anima e materia, pensiero e tecnica, ecc. non prendevano la loro consistenza apparente che nel quadro di una semiologia della significazione che intendeva classificare, avere in mano, costituire in oggetti chiaramente delimitati e referenziati, tutti i «contenuti» che essa estorceva alle molteplicità in­ tensive 16 • Il concatenamento di flussi deterritorializzati di elettroni, di flussi di segni, di complessi sperimentali, di macchine logiche, ecc. concorre a dare una piena espansione alle congiunzioni deterritorializzanti e libera le macchine astratte dall'imperialismo degli strati significanti. Le congiunzioni macchiniche potranno trovare il loro senso, essere «pilotate» nella loro intensità deterritoria­ lizzante tanto a partire da un flusso di elettroni che a par­ tire da lliil flusso di equazione o da un flusso di assio­ matica. Questo non comporta, insisto su questo punto, un ritorno alle «origini»: la costruzione di un concatena­ mento collettivo di enunciazione implica, al contrario, che si continui, sotto altre forme, a passare dalle sfilate del significante e dalle schize della soggettivazione individua-:.a. Ma, non si tratta più allora che di un ricorso residuale, senza portata trascendentale, senza incidenza parali.zzante sui processi storici di deterritorializzazione. 140

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