Il piccolo Hans - anno I - n.3 - luglio-settembre 1974
essere prese in questa spirale che da una parte pretende restituire una forma piena di «uomo» e dall'altra tiene questa inchiodata a un'allucinazione escludendo il sog getto dal processo dialettico con l'esterno, con l'altro, altro del discorso, del sapere e ancora, infine, l'altro materiale. La pulsione di morte che, presa nel processo di go dimento legato al movimento dialettico di trasformazione ancorato nel reale, è il terreno di consumazione del sog getto materialista, qui, attirata nel campo del fantasma feticcio, relega l'io in un monumento di rimozione e di autodistruzione tagliandolo dalla dialettica e dalla ma teria: l'esterno è comunque forcluso. Chiusa in una griglia di morte la sottolineatura cre sce, si decompone e si esaurisce senza raggiungere la riga. La traccia perversa taglia la scrittura dalle scritture e lascia inoperante lo spazio della verità nel discorso, la chiamata del reale non si fa intendere; e come po trebbe, se il tratto si pone esattamente per barrarlo, questo reale, nel luogo della castrazione? Il libro che ho aperto e trovato costellato di tratti a matita si richiude sopra una lettura mancata, il libro pieno e sdoppiato resta muto; la lettura si rifa possibile nella differenza. La posizione di ascolto che essa produce lega un de siderio a una impossibilità, quella, precisamente, di tra scrivere il libro. Riscriverlo è altra cosa, non può essere che scriverne un altro. La posizione di un sapere che non sia legata a una rappresentazione narcisistica e feticistica entra, nella let tura che riscrive, in un rapporto decentrato: movimento dal fuori verso un soggetto non localizzato in un'istanza data e unificata, e movimento di un soggetto stratifi cato, che non funziona a blocco ma a zone differenti, 60
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