Il piccolo Hans - anno I - n.3 - luglio-settembre 1974

« C'è qualcuno qui che mi conosca? Questo non è Re Lear. Re Lear cammina così? Parla così? Dove sono i suoi occhi? Il suo intelletto è indebolito, o la sua ra-gione è in letargo. Ah sono sveglio dunque? Ma no! Chi può dirmi chi io sia?» ·k Ma chi sono i diseguali? Il carnefice e la propria vittima. Il nazista e l'ebreo. Il padrone e l'operaio. Il maestro e lo scolaro. Contestiamo la diseguaglianza. Tutti gli uomini sono uguali. Perché tutti possono portare i.I cappello. Oh, il mio cappello ( « Ma fate un po' atten­ zione al mio cappello», la corona di Re Shadow è già il cappello, l'antica dignità passa al diseredato sempre un passo indietro nel coglierne i simboli (i fiori finti che civetteria, i fiori finti che orrore, i fiori finti che civet­ teria). In fondo il lift potrebbe capire, anche il lift con cui Shadow protesta è in attesa del proprio cappello. Il segretario di Shadow ha un cappello, e lo impresta a Shadow « perché non venga riconosciuto». Se è il segno dell'uguaglianza il cappello è anche il segno del ricono­ scimento. Il proprio cappello. Il socialismo, dal volto umano. ,\: Dalla corona che sovrasta al cappello che si calza, il riconoscimento guadagna il basso. Agnelli scivola da sotto il proprio cappello ed è un signore anche simpa­ tico. Il vecchio Mondadori era una persona per bene. A stringere la mano all'operaio rimane un manichino, il simbolo senza volto del capitale totale. Mentre l'intel­ lettuale di sinistra si laséia « momentaneamente» di­ strarre da questa scena, « semplici professionisti, medici per lo più», finanziano le imprese dei raggruppamenti 28

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