Il piccolo Hans - anno I - n.3 - luglio-settembre 1974

3 0 H. Serouya, La Kabbale, Paris 1947, p. 20:1. Rilevando la pro­ fonda appartenenza del « mondo kafkiano » alla genealogia della mistica ebraica e in particolare alla tradizione talmudica, G. Scholem rammenta la parabola raccontata da Origene nel suo commentario ai Salmi. Secondo questa parabola, risalente a un dotto ebreo membro dell'accademia rabbinica di Cesarea, le Sacre Scritture sono simili a una grande casa con innumerevoli stanze. Dinanzi a ogni stanza sta una chiave, ma non è quella giusta, poiché tutte le chiavi sono state confuse insieme. Il compito, grande e difficile, dell'uomo è quello di trovare le chiavi giuste (Zur Kabbale und ihrer Symbolik, Frankfut a.M. 1933, pp. 22-23). 31 Fragmente, cit., pp. 337-38. 32 Betrachtungen, cit., pp. 47-48. Si veda anche Fragmente, cit., p. 327 e ivi: « Das Leben [come la domanda] ist eine fortwahren­ de Ablenkung, die nicht einmal zur Besinnung dariiber kommen fasst, wovon sie ablenkt», ivi, p. 334. 33 Confessioni e immagini, cit., p. 142. 3 4 Origine del dramma barocco, cit., p. 184. 3s Ivi, pp. 250-51. 3 6 lvi, p. 186. 37 « Die Tatsache, dass es nichts anderes gibt als eine geistige Welt, nimmt uns die Hoffnung und gibt uns die Gewissheit », Betrachtungen, cit., p. 46. 37 bi, Si vedano, a questo proposito, le illuminanti pagine di J. Derrida, L'écriture et la différence, Paris 1967, pp. 4 9 e ss. a cui siamo molto debitori. 38 B. Allemann, « Von den Gleichnissen », in « Deutsche Philo­ logie» 83 [1964] p. 104. 39 « [...] l'allegorisme du Zohar est d'ordre mystique. Son prin­ cipe est que les choses visibles ont, outre leur réalité, une réa­ lité ésotérique, destinée à enseigner à l'homme ce qui n'est pas visibile, ce qui recèle un sens profond. Aux j-eux des kabbalistes, l'univers entier ·est couvert de symboles qui, en demière analyse, conduisent peu à peu à l'ètre réel, à l'ètre vétitablement en soi, qui n'est point un signe, mais qui est au fond la « Grande Chose signifiée », H. Serouya, op. cit., p. 202. Che il processo emana­ tivo della luce e dell'energia debba essere inteso - per i cab­ balisti - come il dispiegarsi del « linguaggio divino» è sottoli­ neato con ampiezza di riferimenti da G. Scholem: « Die geheime Welt der Gottheit ist eine Welt der iSprache, eine Welt gottlicher Namen, die sich nach ihrem eigenen Gesetz auseinander entfal­ ten», Zur Kabbale, cit., p. 53. 40 Per un'ampia analisi della tematica del « processo» come chiave critico-interpretativa dell'avanguardia ci sia consentito rimandare il lettore al capitolo secondo della nostra Dialettica dell'avanguardia. Ideologia e utopia nella letteratura tedesca del 900, Bari 1973. 41 Betrachtungen, cit., p. 47.

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