Il piccolo Hans - anno I - n.3 - luglio-settembre 1974

dalla quotidiana fatica») si esprime una metafora asso­ luta, tale cioè da esaurire in sé il significato. Infatti se si seguisse questa possibilità - che è una possibilità concreta - se si divenisse noi stessi metafore, si realiz­ zerebbe il regno del significato, la regio dissimilitudinis dei mistici diventerebbe regio similitudinis, la vita si identificherebbe col segno e l' 'essere ' eclisserebbe l' ' avere '. Non molto diversa è questa prospettiva da quella dei cabbalisti per quanto riguarda, per esempio, l'allegori­ smo dello Zohar. I simboli di cui è contessuto l'universo sono i tramiti di un riconoscimento dell'essere reale che non è più semplicemente una segnatura, ma 1a « grande cosa significata» 39 • Questa scommessa è dunque vinta nella realtà: il discorso della metafora passa attraverso l'ipotesi di una possibilità concreta per divenire un discorso trasfor­ mante. Se così non fosse, se la scommessa fosse stata vinta solo ' per metafora ', il piano della metafora su cui si opera la distruzione del possesso sarebbe indebi­ tamente trasceso da quello quotidiano in cui il posses­ so è appunto misurato in termini non ipotetici, ma di certezza. Il discorso della salvezza sarebbe dunque an­ cora una volta riportato a quello dell'ideologia del pos­ sesso 40 per il quale valgono relazioni di possesso, cioè rapporti causali: il superamento realizzato da Kafka im­ plica invece sul terreno della produzione metaforica dei significanti una possibilità di essere, cioè una restitu­ zione del quotidiano al senso, a quell'unicità dell'indi­ struttibile per cui anche la singolarità çla cui procede l'individualità del possesso è trascesa: « L'indistruttibile è unico. Ogni singolo uomo lo è e allo stesso tempo esso è comune a tutti. Di qui l'unione, eccezionalmente com­ patta, che vincola gli uomini» 41 • Ferruccio Masini 153

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