Il piccolo Hans - anno I - n.3 - luglio-settembre 1974
ficare acquistano tutti, appunto cpÌ ' loro alludere ad altro, una potenza che li fa apparire incommensurabili con le cose profane e che li può innalzare, anzi santifi care, su un piano più alto. Per cui il mondo profano al legoricamente considerato è insieme promosso di rango e svalutato» 34 • La scrittura allegorica si propone sotto queste pro filo come una sintesi di argomentazione dialettica e di magia. Essa diventa un instrument magique in cui la potenza distruttiva del negativo (la negazione dialettica) non si risolve nella distruzione, ma nel dominio magico della distruzione che essa stessa realizza. Si ha ancora una volta la paradossale prospettiva di un compimento del mondo attuato mediante la distruzione del mondo stesso. Ma la potenza magica che costringe la distruzio ne a diventare un modo di edificazione e a ingranarsi nella creazione stessa del mondo è appunto quello che Kafka chiama « incantesimo vivente». Il senso della scrittura allegorica sta qui: nella « distruzione che edi fica in forza dell'incantesimo». Le cose vengono abbandonate nel loro semplice es sere - direbbe ancora Benjamin - per presentarsi alla considerazione allegorica « come una rete di enigmatici rinvii» e inoltre « come polvere». Alla radice di questa ambivalenza sta il rifiuto di una ricerca umile e paziente della verità per la tracotanza di esperire un sapere as soluto; si ribadisce in tal modo il superbo isolamento dell'io, la sua titanica aspirazione a realizzare l'espe rienza della libertà passa attraverso la violazione di ogni norma. « Ciò che alletta - nota ancora Benjamin - è l'esperienza della libertà nello scandagliare il proibito; l'apparenza dell'autonomia - nella secessione dalla comunità dei devoti, l'apparenza dell'infinito nel vuoto abisso del male. Perché è di tutte le virtù di aver davanti a sé una fine - il loro esempio, cioè, in Dio: così comè ogni depravazione dischiude un infinito progresso den- 148
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