Il piccolo Hans - anno I - n.3 - luglio-settembre 1974

lacciare significante e significato, ma il significante che vuole 'guardare ' il significato, cessa di condurre al si­ gnificato, allo stesso modo del ponte che dovendo trovare il suo significato nel sostenere colui che gli è affidato (« Compensa insensibilmente l'incertezza del suo passo, ma se poi vacilla, fatti conoscere e lancialo sulla terra co­ me un Dio montano »), si trova poi nell'impossibilità di condurlo e cade per la sua stessa avida curiosità di co­ noscerlo. La distinzione dei piani di linguaggio comporta una conseguenza assai rilevante in ordine alla scrittura kaf­ kiana come pratica di significanti. Se essa infatti non si risolve nella pura logica quantificante e reificante del sen­ so comune, nel realismo selettivo dei dettagli (che lo stes­ so Lukacs ammirava), nella proliferazione giuridico-cu­ rialesca dei discorsi dominati da una sorta di talmudica Grubelei, ciò avviene (e sta qui la sorgente della sua suggestione poetica) perché il perno del racconto è ester­ no al racconto stesso. Attraverso le maglie di un linguag­ gio di cose, tutto addensato nella descrizione dell'imme­ diatezza e della quotidianità, non importa se trasposta ta­ lora in cifra infrareale emblematica o fiabesca, filtra l''altro' linguaggio, la cui macchina allusiva rimanda ad una totalità distrutta di significati inesistenti o assenti. La scrittura viene così ' orientata' sul piano di questo se­ condo linguaggio e in questo senso diventa allegorica: in questo modo si va costituendo come un continuo scarto tra ciò che è dato e ciò che è da costituire, tra ciò che è letto e ciò che è da leggere, tra ciò che è quotidiano e afferrabile e ciò che è opera di magia ed è quindi inaf­ ferrabile. Si comprende quindi la ragione per la quale le categorie del possesso e le sue relazioni di causa e effetto etc. non possano in alcun modo corrispondere allo sta­ tuto allegorico di quelle figure allusive che si sottraggono perentoriamente ad ogni ordine e ad ogni sistemazione non solo logico-razionale, ma etica. L' ' assurdo' di cui 132

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