Il piccolo Hans - anno I - n. 1 - gennaio-marzo 1974

privilegiate. Mai in posizzolle, sempre transposizionale, passando per tutti gli stati possibili senza mai arre­ starsi a uno di essi; « né contegno, né attitudine, né azione, né essere». « Non c'è tessuto, non organi. Ogni processo di feticizzazione è in anticipo disinnescato. Vedo dei frammenti, li soffio, li dispongo con la mano (...). Io che non vedo mai l'azione e la creazione che in un dinamismo mai caratterizzato, mai situato, mai defi­ nito». Il culo, « culo del cazzo che ne esce», ha una « forza testicolare»; la « vivanda fra i due ginocchi» è uno « stronzo rosso, di carne rossa». Vi è passaggio, deriva dei corpi, degli organi, come vi è nella lingua di cui Artaud getta le basi deriva dei sensi. « Tra l'in­ finito e l'indefinito che sono delle idee e dei concetti c'è un essere senza concezione, né uomo né donna, e di cui l'uomo e la donna essere non saranno stati che degli stati passeggeri». Impossibile, a partire dall'espe­ rienza di Artaud, fondare un qualsiasi organicismo che possa annunciare un ritorno del materialismo mecca­ nicistico. Agli « antri», ai corpi pieni, chiusi su se stessi, Artaud sostituisce intere popolazioni, nomadizzanti « con delle infilate numeriche di corpi di uomini e di donne mischiati». E il rifiuto della sessualità non ha la sua origine, come si è talvolta lasciato capire, in un senti­ mento di peccato, di colpevolezza cristiana; è il rifiuto della sessualità « rinchiusa in una anatomia» intesa come località, specificità, o all'inverso, come tutto in­ differenziato che abbia il suo culmine in qualche subli­ mazione a funzione desessualizzante. Semplicemente: « Quel ch'io sono non è inscritto non è rappresentato nell'uomo / l'uomo non è che un blocco opaco e che si muove / con il represso / rimosso / irrivelato... io sono l'infinito». In mezzo agli « scimpanzé ebeti», « scim­ mie dell'inneità», Artaud. Lavoro, possenza di questo negativo... Quando l'Eu­ ropa non è ancora nemmeno entrata nella fase di co- 98