Il piccolo Hans - anno I - n. 1 - gennaio-marzo 1974

la traversa, la sovradetermina; cioè a condizione di opporsi a un ritorno in forza dell'idealismo che, sotto copertura di un riferimento all'Oriente introduce di nuovo una concezione mistagogica, cabalistica della scrittura; ossia a condizione di affermare ancora una volta la fondamentale importanza degli ultimi testi di Artaud. Sembra infatti delinearsi un movimento che con­ siste, in nome di una rivoluzione «totale» (in altri tem­ pi si diceva ·«permanente»), di una specie di «festa», nell'opporre l'azione di Artaud a ciò che in senso peg­ giorativo viene definito «un'agitazione politica» con il sottinteso che questa è sinonimo di dogmatismo, for­ malismo, imperialismo, stereotipo. A questa concezione non materialista che mette l'arte, la festa al posto di comando, noi opporremo la teoria marxista-leninista co­ me è stata sviluppata e approfondita dal pensiero di Mao Tse-tung della politica al posto di comando e ten­ teremo di mostrare in che cosa il testo di Artaud, in apparenza spoliticizzato, in particolare di fronte agli interventi surrealisti, soprattutto a quelli di Breton, sia in effetti fra i testi più politici di questa prima metà del XX secolo. Dirò, en passant, che vi è molta falsa inge­ nuità nel chiedersi, come ciò è avvenuto recentemente in un articolo destinato al giornale di Aragon e in occa­ sione di un omaggio a Derrida: dove mai le lettere for­ mate lasceranno le loro marche, «su quale pagina anco­ ra vergine di carta giornale andranno ad ordinarsi in segni neri?( ...) Per dire il Fuori-libro, ogni pagina offerta diventa luogo deportato, ex-territoriale, transe-formata,. transe-formante la fuori-pagina, una ex-crescenza in un fuori-giornale. La pagina sulla quale si ordinano i segni neri, è una pagina delle «Lettres Françaises 1 », ossia il luogo meno vergine che esista, il più ingombro, il più am­ biguo e se transe vi è non si manifesta però in fuori-gior­ nale ma, ancora una volta, nel foglio iper-revisionista e ultra reazionario di Aragon, che, guarda caso, è uno fra i 72

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