Il piccolo Hans - anno I - n. 1 - gennaio-marzo 1974

zo! Ecco l'autore del Teatro e il suo doppio imbarcato in un pellegrinaggio new-look che oggi conduce, come tutti sanno, non a Katmandou ma a Pechino; costretto, dunque, a prendere in prestito le vie del gauchisme, e -cioè la droga, la perversione, il furto, ecc.». Tipo di discorso socialfascistizzante di fronte al quale ci si sen­ te solidali con l'ultimo arrivato dei drogati e dei pedé. Tanto più che Artaud fece ricorso alla droga; e quanto alla sua sessualità era forse del tutto conforme alle norme emanate dai nostri recenti tutori morali dell'or­ dine? Aggiungiamo però per la verità dell'informazione, che il desiderio dei censori non è la realtà dei fatti: l'avanguardia qui riunita non è proprio una riunione folcloristica di hippies drogati ma costituisce un atto politico; e di ciò, il revisionismo, che ormai ha preso la consegna dell'ideologia borghese moribonda, con la sua ottusa logica che consiste nel giudicare della por­ tata di un'azione teorica non in funzione della sua for­ za ma in base alla somma di individualità che ne sono provvisoriamente portatrici, un giorno se ne renderà pur conto a sue spese. Ché se ad ogni costo si volesse droga e perversione, per conto nostro la troveremmo piuttosto in pieno sole: c'è una droga ben diversamente deleteria che non l'hash a uso individuale dopo tutto, che è quella con la quale si morfinizzano le masse al fine di farne le forze di appoggio di governi social-democra­ tici borghesi. Quanto alla perversione, nessun bisogno di essere esperti in teoria freudiana dell'inconscio per sapere in quale discorso si possa più facilmente ritro­ varla. Il rapporto al padre, alla legge, alla trasgressione, nessuno sa giocarci meglio del revisionismo. Artaud, la Cina. Si sarà capito che il nostro inter­ vento è incentrato attorno alla problematica occiden­ te-oriente che conserva nell'attuale configurazione ideo­ logica il suo potere operativo, a condizione tuttavia di rilevare con forza quanto da cima a fondo la politica 71