Il piccolo Hans - anno I - n. 1 - gennaio-marzo 1974

Nell'angolo, è fermo un bulldozer. Se ci fosse lui, penso, me lo spingerebbe addosso. Il bulldozer si muove, viene verso di me, svolta l'an­ golo, mi viene incontro, mi segue. Fuggo, mi rifugio in una via, entro in una porta a vetri, un piccolo risto­ rante, una bettola, oltrepasso i primi tavoli, uomini e donne sono seduti, fuggite, grido un'enorme polenta avvelenata sta per arrivare qui, mi rifugio nell'angolo più lontano, vicino al camino, la polenta avanza, con orrore vedo che le donne non fuggono, le vanno incon­ tro, chiudo gli occhi, quando li riapro, ai piedi del cami­ no, c'è un pezzetto di avanzo bruciacchiato, guardo le donne « Non c'è come bruciarla» dicono, agitando i ven­ tagli del camino. Cammino per la strada, ma all'angolo, faccio sradicare alberi perché non mi cadano addosso, c'è un piccolo arbusto, un albero piccolo, « ecco, penso, dovrei sradicare anche questo, il pericolo può essere ovunque», lo afferro con le mani; sotto le radici trovo un foglio: « incidente sventato - o preparato», c'è scrit­ to. Dunque, qualcuno ha predisposto per me, prima anco­ ra che nascesse l'albero, penso con orrore. Sul piazzale, c'è una tavola ovale, mio padre, i miei parenti, vicino a me una bimba piccolissima che devo curare. Ma ho la sensazione che sia grande, grande e pericolosa, ride con un riso alto e adulto, ride spesso e troppo forte, che carina dicono e io devo cercare di metterli in guardia, non c'entra che sia piccola. Non mi danno retta e la piccola si rizza sulla sedia e ride, e mangia vicino a me. « Perché, chiedo senza vederlo, ma in un colloquio metafisico, perché questa impressione di terrore, di pericolo?». Lui sento che sorride, e sfoglia il suo libro, vedo che è fatto di tante cose, vedo che c'è dentro anche il mio libro e mi sembra di capire che lui si serva di tutto. « Ma perché proprio io? io non ho fatto nulla di male, perché uccidere me?». 59

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