Il piccolo Hans - anno I - n. 1 - gennaio-marzo 1974

bile: « ho riso, ho riso da solo. Mi sono alzato sibilando e mi sono lasciato cadere a terra, come se, d'un tratto, avessi espirato il po' di forze che mi resta. E ho pianto sul tappeto ». Che in certi testi si possa parlare di significante truccato che cosa vuol dire se non che un certo sinto­ mo d'angoscia vi resta preso e dominato? La posizione del desiderio nella scrittura si presenta come pericolo pulsionale. Il soggetto, evacuato nell'impossibile che lo corrompe, gettato nell'angoscia e nella jouissance, di­ venta un punto incandescente, una punta oscena, san­ guigna, che perfora l'estenzione della parola ricorrente nel campo del desiderio e in quello della domanda. Cioè il soggetto s'inscrive come rottura, come esclu­ so-assente nella jouissance ogni volta reinscritto nel sapere della sua parola: esso è il fascio di tagli infinito che la lingua parla. A questo angolo, la fuga davanti al pericolo pulsio­ nale salva il soggetto pieno e preesistente, esso evita la macina a parole e non s'investe nel transfert: la scrit­ tura allora è sintomo della pulsione alla scarica (sub­ limazione) e il suo compiersi attraverso uno schiaccia­ mento libidinale sintomale rimuove i rigetti pulsionali inconsci non soddisfatti nella scrittura. Là dove il sog­ getto si fa luogo di scontro delle pulsioni e di emergenza del pericolo la scrittura include la pulsione di morte, in essa non è possibile né soddisfazione né sublimazione, essa si fa invece veicolo di angoscia ma questa volta senza rimozione. Or je déscends de plus en plus vers la douleur, mon élément, et d'ailleurs les ètres ont toujours la.ché prise 1 . 29

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