Il piccolo Hans - anno I - n. 1 - gennaio-marzo 1974

un certo episodio dell'infanzia si fa valere nella memo­ ria non perché esso sia oro, ma perché si trova vicino all'oro». (Op. Cit., pag. 439). La nota del traduttore italiano di Freud aggiunge: si tratta di un'espressione tedesca comune per indicare la falsità di qualcosa « Questo, oro vero? Forse, una volta, è stato messo vicino a dell'oro! ». Uno spostamento, il tempo è reversibile dal mito (Edipo?) al fantasma e dal fantasma al mito: una sorta di andata e ritorno in un tempo scoppiato come un inizio che finisce, che finge di finire o che inizi senza fine. Tuttavia la prossimità ali'oro è una pos1z10ne senza alternative, non è tutto oro ciò che luccica. Il salto nell'oro che sembra compiere il testo di « jouissance», di rottura e di limite è un salto metoni­ mico, accanto all'oro, e un salto metaforico come fosse oro in quanto luccica. La posizione mantenuta del détour riproduce il mo­ vimento del récit o la pulsionalità respiratoria del verso poetico nel testo di finzione, differisce il panorama ideo­ logico dei due momenti (récit-poesia/finzione), l'implica­ zione edipica del primo e la posizione del loro soggetto. Alcuni testi di Pleynet, Sollers e compagnia contrag­ gono un materiale fantasmatico che si sgretola nella macina a linguaggio, funziona una polverizzazione gene­ ralizzata di tutti i semi che, sospesi per un momento ai nodi fantasmatici, cadono in un linguaggio di mo­ vimento inaudito trasformato in linee di incantazione sovrapposte, bombardate dalla più vertiginosa rottura in un'infinità di linee di fuga. Che un certo tipo di scrittura si sia manifestata in Francia, piuttosto che altrove, non sorprende se si con­ sidera il taglio radicale che l'intervento della psicana­ lisi ha operato nella pratica dell'avanguardia a partire 118

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