Il piccolo Hans - anno I - n. 1 - gennaio-marzo 1974

della parola: il corto circuito che la oppone e dispone alla sua veridicità. Senza mediazione del soggetto che enuncia e della mitologia interpretativa-espressiva, la parola « informa­ le» mira di colpo un soggetto dissestato, incapace di raccogliersi intorno a un nucleo fantasmatico sintetiz­ zante. Il registro analitico della rimozione e della denega­ zione funziona di colpo e di fianco allo stesso titolo di quello del transfert e della castrazione. L'erotizzazione mantenuta nella parola permette di sostenere lo scarto di una differenza insostenibile come un'iterazione mor­ tale del desiderio che si fa strada elitticamente, nella domanda. Il testo insopportabile espone un godimento che il détour percorre con un movimento di approssimazione vertiginoso, l'effetto di conoscenza sconvolge il soggetto che enuncia manifestando il momento del « si enuncia» come violenza: esso buca il linguaggio e l'operazione che lo riproduce. E' in quanto rappresentazione decaduta, attraversata dal suo non senso, che essa, presa nel movimento della parola mezza detta, non al soggetto ma nel soggetto, si fa altra - fa l'altro che parla. Il récit assume la posizione intermedia del ricordo di copertura (Freud O.C. II, pag. 435 e seg.), come un sogno ha interesse non per il suo aspetto manifesto ma soltanto per il contenuto latente che l'analisi delle asso­ ciazioni permette di trovare, così il récit-rappresenta­ zione gioca il ruolo di un filo teso fra due tempi inver­ samente carichi in senso « regrediente» o « progredien­ te» di cui il tempo di formazione, e i resti della rime­ morazione, si connettono ambiguamente con il tempo della sua manifestazione presente o nel suo slancio ver­ so il futuro. « Tanto per usare un'immagine popolare, dirò che 117

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