Il piccolo Hans - anno I - n. 1 - gennaio-marzo 1974
densazioni di oggetti, suoni, vuoti e pieni, tracce ecc... Una parola altra calata fuori dal mito dell'esperienza, una morte... La morte instaura il silenzio, eppure la parola nasce in essa, nelle stele mortuarie del deserto, nelle caverne dove si rappresentano sacrifici animali, dove la morte sacra dell'animale riscatta la parola del l'uomo nuovo di fronte alla sua propria morte, rappre sentata ed elusa, nello spostamento che l'infligge all'ani male. (G. Bataille a proposito della figurazione della caverna di Lescaux fa un'analisi della nascita dell'im magine legata alla sacralizzazione dell'animale, alla ri tualità della caccia, alla morte). Come nei dialoghi, la verità presente e muta non può essere detta, in-direttamente essa presta la dimensione alla parola da cui si autorizza il discorso e impone il per corso della freccia spezzata: battaglia-contraddizione. Non c'è vettorializzazione, essa inter-viene alla mira sfug gita su tutte le linee, attraversa le posizioni del discorso, dell'enunciabilità e lascia aperta la questione di che cosa ne sappia il soggetto chiuso nel movimento finzione menzogna. Sapere che è vero vuol dire sapere che è - vero portato dalla copula perde il suo effetto e nella contraddizione riconduce al non saperlo: analisi inter minabile. La morte, se cancellasse il verbo essere, sa prebbe vero, ma, come non senso ultimo, è impossibile. « L'inconscio si pone come linguaggio prima che il soggetto non sia supposé savoir qualsiasi cosa, e vi è un'anteriorità logica dello statuto della verità su ogni soggetto sia che si enunci sia che enunci». (Scilicet 2-3 Pour une logique du fantasme, Parigi '70). Che récit détour tabilità 116 la rappresentazione sia uno spazio interno al linguaggio e a una sua particolare codifica zione, mostra il terreno della non rappresen come la rottura che interviene nel movimento
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