Il piccolo Hans - anno I - n. 1 - gennaio-marzo 1974

squalentia, nessun eroe verrà a turbare il sonno divino. Freud nell'esempio di Signorelli (Psicopatologia del­ la vita quotidiana. O.C. IV, pag. 57 e segg.) tace qualche cosa e non appena elude il proprio rapporto alla parola veridica non dispone più che di pezzetti di questo non detto, rovine metonimiche, in cui il significante senza essere assunto dal soggetto si ordina nelle differenti ma­ niere della rimozione, della denegazione, della forclu­ sione. Morte e sessualità adombrano il nome. Herr si­ gnore, signore della morte, le negazione della potenza fallica impone lo spostamento' nell'omosessualità di Herr, il nome portato via... Da dove prende parola poesia e romanzo, se non da uno spazio della rappresentabilità in cui si traccia un détour che parla la verità (e la sua finzione) nello spa­ zio del discorso, nello splendore dei fasti verbali interni al quadro, nell'infinito déroulement d-el suo movimento; nell'infinito avvicinamento al volto meduseo riflesso nel­ lo sguardo interdetto il desiderio scrive l'elogio della sua bellezza. Lo scarto incomincia dove, non più nella rappresen­ tabilità, ma a picco nella carne la parola cala imme­ diatamente nel corto circuito di verità-linguaggio, que­ sti poli eterogenei connessi nella disgiunzione che li costituisce. Due movimenti · in forma di détour, l'uno muove nella fascinazione dell'impossibile del volto me­ duseo, approssimando la scrittura a un fuoco che la consuma, è la scrittura della quete, l'infinito rispecchiar­ si del frammento nel suo tutto escluso; l'altro più den­ tro la parola e più esterno, perde la dimensione della figura come segno della parte, esso costeggia uno spa­ zio bianco attraverso il tempo incerto della veglia, oltre il sonno, e trova un'altra sistema d'inscrizione, atono, disperso, senza figura, operazioni di spostamenti e con- 115

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