Il piccolo Hans - anno I - n. 1 - gennaio-marzo 1974

bolico. La riproduzione parziale tace qui l'intorno e il dietro del quadro: che la società sia presente tutta a sanzionare la metafora paterna e festeggiare la nuova identità assunta dal piccolo Courbet e che dietro al qua­ dro che il pittore sta dipingendo non possa stendersi calma la natura che ritorna sulla tela. Courbet dipinge attorniato dal sociale. Ma dei 27 per­ sonaggi che circondano il cavalletto del pittore non uno lo guarda. Grazie a un gioco di notevole comples­ sità di piani, gli sguardi si intrecciano verso punti focali nel quadro, e fuori di esso, ma dai quali sono esclusi i tre personaggi centrali. Un sociale che non guarda e non riguarda Courbet, giacché chiuso nel suo studio, con l'intera società al suo meglio, al suo peggio, al suo medio, sotto gli occhi, il pittore realista dipinge appun­ to un paesaggio. Incongruenza, disorganicità struttu­ rale, « orrore della composizione», direbbe Champfleury. Signori, mi dite realista, ma lo vedete, · con voi attor­ no, voi che assistete alla mia castrazione, la natura dei miei quadri si dipinge lontano dai paesaggi del mio paese. E lo scarto tra la tela e l'oggetto fa apparire nel buio fondo del mio studio un reale che i colori che impasto nascondono ai miei occhi. Dietro al quadro l'irlandese accasciata, falso incon­ tro per le strade di Londra, allatta un neonato che deve ormai fare i conti col contadinello di Franca-contea, ri­ mosso, guardacaso, proprio in una lettera a Champfleury teorico del realismo. Il duplice prezzo del paesaggio impossibile: al di qua della tela la castrazione e l'Edipo risolto, al di là una fantasmatica perfetta complemen­ tarità perduta. Gustave Courbet ti chiami ora, ma resta dietro alla tua tela un manichino troppo umanoide, un corpo dislocato, giunture solo meccaniche che puoi spez­ zettare. Ma l'ebreo è crucciato: Courbet se riveli la madre e il manichino, il tuo gioco non attira più gli sguardi 108

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